L’Enterprise 2.0: Parola all’IT

Faccio seguito al primo post contenente le anticipazioni sui risultati dell’Osservatorio Enterprise 2.0 del Politecnico di Milano, per commentare gli ulteriori dati presentati circa il punto di vista dei CIO italiani e confrontarli con analoghi valori in un’ottica internazionale.

Nonostante i miei dubbi sull’apertura del mondo dell’IT verso le nuove tendenze di consumerizzazione degli strumenti enterprise, ben il 54% dei 50 soggetti intervistati ritiene l’ingresso del Web 2.0 nel mondo dell’impresa un fenomeno rilevante, con un 14% che addirittura considera l’Enterprise 2.0 una rivoluzione nei modelli organizzativi delle aziende. Per contro, solo il 18% rimane guardingo in attesa di nuovi sviluppi con un ultreiore 12% che nutre forti dubbi sui vantaggi di business che simili approcci possono introdurre:

In altre parole, il 68% dei CIO italiani sembra essere pronto a scommettere il proprio budget sull’Enterprise 2.0, mentre un marginale 12% è nettamente scettico. Nel mezzo c’è un 20% da convincere.

Nonostante questi dati ed anche se nessun CIO ha più il coraggio di bollare apertamente il web 2.0 come una mossa commerciale, un gingillo per i consumatori o un nuovo vestito per il vecchio web, anche secondo la mia esperienza i progetti reali sono ancora in una fase di sperimentazione ed incubazione. Insomma tutti hanno capito che bisogna iniziare ad ascoltare, ad informarsi ed a pensare come declinare il nuovo paradigma nella propria realtà, ma ancora pochi si stanno muovendo con cognizione di causa ed una strategia concreta.

Chi intende pianificare iniziative a breve termine lo fa guardando alle direzioni seguenti:

I temi sono quindi uno sfumare dei confini dell’azienda verso una maggiore apertura nei confronti dei propri clienti, un impatto del web 2.0 sui processi formali (e qui la strada mi sembra molto lunga e difficoltosa), il supporto alla mobilità e solo a seguire il social networking e le opportunità che ritengo più propriamente legate all’Enterprise 2.0, ovvero collaborazione e partecipazione dei dipendenti.

La mia percezione è che questi dati confermino ancora una volta (se ce ne fosse bisogno) una forte immaturità del mercato italiano, che legge l’Enterprise 2.0 come una serie di strumenti (punto di vista tattico) e non come un profondo rovesciamento dei modelli (punto di vista strategico). Mi stupisce in particolare rilevare come nessuno citi esplicitamente l’innovazione diffusa (knowledge workers come innovation creators, quindi non solo con il coinvolgimento dei clienti), la creazione di un vantaggio strategico, l’aumento dell’efficienza (trovabilità e riuso dei contenuti, expertise location, elicitazione, circolazione e gestione efficiente della conoscenza, etc), l’individuazione di nuove opportunità di business, la riduzione dei costi. Questi sono i temi più considerati fuori dall’Italia. Nel nostro paese, mi viene invece il dubbio che per molti l’enterprise 2.0 sia una semplice applicazione del web 2.0 alle aziende, quando ciò è in parte fuorviante.

Qual’è il livello di interesse da parte dei CIO negli altri paesi?

Forrester, nel suo Top Enterprise Web 2.0 Predictions For 2008, prevede un consistente aumento della rilevanza dell’Enterprise 2.o all’interno dei dipartimenti IT in Nord America ed Europa (1017 IT decision maker). Un 24% percento di questi indica questo tema come una priorità per il 2008 (critica nel 6% dei casi), il 32% non lo considera urgente, mentre un buon 42% sostiene di non averlo in agenda per i prossimi dodici mesi. In altri termini l’Enterprise 2.0 sembra fornire un significativo valore di business per il 56% degli intervistati specialmente per quanto riguarda le opportunità di collaborazione e produttività:

Per quanto riguarda il livello di adozione solo nel 2-3% dei casi si tratta di implentazione su larga scala, nel 7-11% di piccole implementazioni, nel 6-8% di pilot ed infine un 9-11% che sta valutando l’investimento. Come si può notare, fuori dall’Italia (laddove i tool sono presenti), si sta passando dal pilot al progetto reale, seppur di piccole dimensioni.

Per quanto riguarda gli strumenti più utilizzati o in fase di deployment prevalgono ancora i forum (30%), per passare ai wiki (29%), feed rss e blog (27%), tagging (26%) e chiudere con podcasting (24%) e social networking (20%). Un pò curiosamente, feed rss e tagging risultano anche essere tra i tool meno conosciuti (7%).

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